….vivaddio !

14 Marzo 2023 Lascia il tuo commento

Ho mandato una volta una lettera che descriveva la natura. Le colline come curve di frequenza. I palazzi come quadrilateri rettangoli. Le montagne come triangoli acuti. Cieli campi e deserti come piani.

Le considerazioni generali, che apposi alla fine, erano fenomeni di trascendenza, ai quali trovai adeguata corrispondenza estetica scomodando allusioni alle figure di tanta arte astratta. E non ebbi che da scegliere nell’innumerevole serie di capolavori.

Tuttavia non seppi dir niente riguardo all’aria illuminata che pervadeva la scena e tirava a sé il pensiero. Che subito svanì, nella trasparente immanenza del fenomeno atmosferico, prima che potesse ulteriormente chiarirsi.

Evidentemente l’attività mentale, nell’esprimere quella realtà atmosferica così simile alla sua stessa natura, rimase inclusa e raggelata in una indifferenziata definitiva somiglianza.

Penso che va così che si muore senza malattia: nel portare a termine, con la necessaria esattezza, il discorso a proposito della trasparente immanenza dell’animo altrui, quando capiti che ci siamo inavvertitamente legati alle aeree correnti del suo pensiero, cosi uguale al nostro pensiero.

Quella? Ha così tanto di uguale alla forma delle mie visioni che l’amore per il suo amore mi consuma nel realizzarsi, proprio come ogni altra passione mi consuma nelle operazioni insistenti di edificarne il progetto.

L’esigenza insopprimibile di una precisa forma da darmi mi porta via la vita. La biologia brucia mentre lambisce quella carne. Ogni parola ingegnosa è il compimento. 

Se la vita sarà andata bene sarò stato la lettera che m’ero tenuta tra le mani finché lei l’aveva sfilata via per riporla delicatamente, senza la necessità di leggerla, in una tasca del suo vestito.

Nella trasparente immanenza di quell’attimo sarò diventato un corpo da amare per una volta ancora.

Fui poi costernato a causa di quella ignota condizione, che è un fatto bello e buono, per cui non ebbi parole per esprimere certe funzioni mentali evocate dalla metereolgia e dall’amore. 

La lettera ha fine insieme a noi. Il capolavoro sta nella conclusione. È il commiato dall’opera e dall’azione nel punto in cui l’arresto è doloroso anticipo di tutte le conclusioni. La bellezza che si dichiara uscendo di casa.

“È per sempre…” dicesti.

Ora ti credo, che guardi lontano mentre ti parlo. I tuoi occhi muti e pazienti ignorano questa tristezza perché tu sei già là ad aspettare per dirmi

“…vedi che ne ero capace!”

Ed io dovrò sapere quando sarà venuto il momento di lasciar che la vita, trasparente luminosa immanenza in cui comunque noi sempre ci troveremo, avrà provvisto a tutto.

È che da un certo momento in avanti non sono stato più capace di ricordare com’era tutto quando tu non c’eri.

Vivaddio, l’amore senza paragoni si porta via ogni memoria.


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impunità imprevista della menzogna
uno diverso da adesso

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