quello che potremmo silenziosamente aver pensato
riposo su questo niente pietroso sul quale mi hai deposto come si porta -attraverso l’oceano d’aria che sta tra il tronco inospitale di un albero e l’orizzonte convesso dolce di una foglia, con movimenti appropriati alla fragile biologia della sua composizione trabecolare- una vita appena sbocciata
la vita è muta neutrale senza senso
il pensiero umano sperimenta il senso solo nella necessità nell’irrevocabile e nell’irreparabile
da qua, dove mi hai portato, ugualmente non si torna indietro: ma questa irrevocabilità non è un tragico destino
anzi qui la mia vita trova un senso
tragico è il resto: dove risiede ciò che eternamente si ripristina perché si può negare e tradire e revocare
io con te sto bene
la storia prima di te è altresì una grande cattedrale in muratura, verticale e vuota, nel cui perimetro noioso e calcolato tu ed io costruimmo un abside ogni ora passata insieme
non so molto di tutto il resto, del senso di tutto il resto
è perché sono amnesìe quelle che congiungono il canto e il sudore di noi all’intelaiatura arida e disordinata del mondo
il testo nascosto di quello che dico è il candore insensato del bianco
la pagina ospitale che sostiene la calligrafia sullo schermo di carta
scrivo a partire da scuse da niente
una scusa è l’intonaco grigio che mostra riuniti tanti graffi sul muro
la mente, dal canto suo, mentre scrivo, si libera e va via dalla mano china sulla carta
la mente sono io che scrivendo dimentico le ore che tu non ci sei
ti scrivo, cioè, in uno stato di parziale coscienza
le frasi si snodano dal muro ai fogli, dai fogli alla tua pelle di carta e alla mia pelle di carta: e dalla seta della tua mano alla mia testa di calce e sassi
ben presto, ogni volta via via che scrivo, mi viene la smania di fermarmi
perché tanto so di dover esclusivamente sviluppare tutto quanto consegue a questo sasso
del niente liscio e trasparente cui mi hai restituito
vivere per un di più è una finzione e scrivere di più una inutilità
vivo le giornate dell’arresto
trascorro il tempo ad impedirmi ogni aggiunta di cose e parole
durante gli arresti è plausibile quanto non è ancora
ho la conoscenza di noi nella quiete dei naufraghi
trasfiguriamo sotto il sole sul molo precario di zattere fluttuanti: il tuo volto che preme contro il mio
in uno smorire luminoso mi chiedo come si è fatto a salvarci la vita senza volerlo
penso che dev’essere accaduto perché non ci siamo preoccupati mai d’altro che di far funzionare le cose al meglio per non sciupare questo nonsochè che c’era tra noi
dev’essere perché senza dircelo ognuno di noi in cuor suo ha osato pensare: potrebbe trattarsi d’amore!
finché, poi, avviene questo.