il dopo-cinema della domenica sera

20 Marzo 2023 Lascia il tuo commento

La mano sullo stipite della porta determina nello spettatore una certa apprensione. È per via di una asimmetria sproporzionata tra il chiarore della pelle e la crosta sottile di azzurro antico del legno.

 

La stessa sproporzione viene riproposta nelle inquadrature che mostrano il filo di buio verticale che emana dall’interno di una camera immediatamente prospiciente la linea obliqua sfuggente del corridoio che sta dalla parte dove noi si assiste alla proiezione(*).

 

Nell’ultima scena la maestosa simmetria della navata centrale di un tempio indù mostra tracce di una storia millenaria che si riappropria di ogni attimo del film che mette in atto un amore impossibile.

 

È la vicenda della lotta tra l’ineluttabile e la tradizione: in questo caso tutta incarcerata nei corpi dei due protagonisti che si agitano in un pudore frenetico dall’inizio alla fine.

 

La sacralità dei marmi del tempio erosi dai millenni propone nuove aspre difficoltà per la nostra piccola mente che viene costretta a concettualizzare la sproporzione tra il tempo degli uomini e delle divinità, la smisurata prevalenza del troppo sul niente, la sfrontata dittatura della regia che li ha spietatamente accostati.

 

‘In the mood for love’ recita il titolo.

 

Ripasso quanto appreso fin qui. I ricordi possono declinare ma la memoria mantiene fino alla fine una maestà. E immagino, al riparo della mirabile progressione prospettica degli archi del tempio, l’attesa immancabile moltitudine di asceti miserabili felicemente dissennati accorsi al suono dei martelli sulle campane.

 

Io sono là ultimo tra gli ultimi.

 

Le cose che dico sono vibrare dei chicchi di riso schiacciati alla pietra dei molari dopo anni di fame.


Mantengo sulle labbra un sorriso candido di cane buono. Nei maglioni di lana e le giacche stirate gli abbellimenti inutili di adolescente in cerca di strusciarsi alle cosce di tutte le ragazze.

 

Ascolto i sogni come arrivano dall’avanti del tempio la preghiere dei maestri nella voce scossa tra corpi e muri.

 

Intendo un tono di comando cui non so disattendere anche se, per subito obbedire, accenno solo l’iniziale motivo di una sinfonia.

 

Questo è perché tutta la psicoterapia non ha ancora imparato a parlare.

 

Io sono accovacciato comodamente sul marmo di una strada. Ascolto e riverbero. Più corda che pancia di legno. Più gambe serrate che speranza. Più gioia immotivata che chiarimenti. Assai amabili mi si mostrano tutti e lanciano monete per mantenere la loro posizione.

 

Amabilmente. Senza amore ancora.

 

(*)   Il film in questione è “In the Mood for Love”- regia di Wong Kar-wai – uscito in Italia l’ottobre dell’anno 2000. Il film può essere visto gratuitamente in streaming su RaiPlay).


“In Heaven”
impunità imprevista della menzogna

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.