che non vengano poi a lamentarsi

questi giorni mi sono tolto la fame di lei una fame non di cose

lei non è una cosa

mi sono lasciato sfamare dalle parole di lei pronunciate subito accanto alla madre mezza sorda lungo le scale di casa sua

quegli “amore” affannati e ridenti

puoi immaginarmi nell’ascoltarla levarmi con la fame il dolore di tutta la vita che era stata di bastardo come chi è nato sotto gli occhi nervosi di madri gelide

mi sfamavo come un cane leva la carne buona dall’osso perché avevo ancora in me la paura di morire prima del tempo

….. poi

dopo la foga è venuta la pazienza perché lei questi giorni non si muoveva

si lasciava mangiare si lasciava dire descrivere con calma

e così mi sfamavo anche della sua convinzione che avrebbe saputo resistere ai miei errori di attribuzione

e la rabbia spariva i denti si calmavano e io succhiavo e non potevo scrivere né parlare avevo la bocca occupata a capire

a mia volta, nello stesso modo in cui lei si lasciava consumare da me, io stavo assolutamente fermo e assorto questo tempo che mi toglieva ogni voglia

mi sono tolto la fame assaporando l’aria che ci separava mentre costruivamo mobili di legno come stessimo preparando l’aria alle fiamme che sarebbero venute

mi ha sfamato soffiando sulle mie mani

e le mani mi si sono immobilizzate per l’incredulità di quel fiato caldo

crollavano le pareti fredde tirate su da chi mi tocca senza grazia

mi sono arrestato perché non potevo pensare altro che all’ingresso prossimo bruciante del fuoco delle cose belle che ora sono certo sapremo produrre insieme

che non vengano poi a lamentarsi di non averlo saputo di non averlo visto di non averlo pensato possibile

dirò in anticipo che l’anaffettività non fa solo i danni della sottrazione a carico di coloro cui è rivolta

causa anche un deficit di visione

una ristrettezza mentale

una scarsa capacità di prevedere il bello e il buono che si può operare di cui i sogni raccontati erano solo una forma