prevalenza del senso

Le funzioni superiori cablano il tempo in spazio su carte cronografiche di simultaneità.

 

Per la prevalenza del senso sul resto, accade che gli amori consensuali restino al riparo dal principio di colpa.

 

È scritto ‘ti amo’ sull’intonaco. Calligrafia sillabica in tecnica cuneiforme. Affresco di mille e una notte di veglie protratte.

 

L’ho ritrovato stamattina scorrendo il reportage fotografico di una occupazione operaia per rivendicazioni salariali.

 

Ti amo si può leggere sul muro alle spalle della fila dei protagonisti di quell’epico scontro con il padronato.

 

È lotta di classe e ti amo. Sono facce da schiaffi di anime amanti in pose sfrontate.

 

Leggo l’iscrizione e immagino l’azione della mano come movimento del ricordo. Qui, mi dico, l’amore è base della forma. Non è causa.

 

Mi sono inventato che i primi abitanti la terra, privi di qualsiasi tecnica di costruzione, dopo protratte insonnie d’amore, non avendo muri da segnare, possano aver salvata la memoria di lei nella trance cui cadevano ciclicamente posseduti da divinità femminili.


L’amore, in epoche eroiche, fu voce o cemento. È stato strumento di resistenza nel mezzo di una lotta. Per me, ora, è capitolazione all’unica forma di preghiera di cui è capace chi non crede


uno diverso da adesso
iscrizioni su pietra

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