Perdere i chili di troppo

13 Dicembre 2022 Lascia il tuo commento

L’aquilone è la mano di dio che mi ha toccato. Tra i capelli c’è un invisibile scavo o impronta paternalistica che col tempo è diventata di donna sconosciuta non più madre. C’è un’incidenza dei pensieri personali sottostante gli studi e le esperienze. È malattia di terremoto. Bisogna che per un momento io torni alla scrittura. Per dormire un po’. Scrivendo i segni di parole sul foglio fermo l’immaginazione per il tempo che dura l’azione della mano che mi accarezzava i capell. La scrittura di lettere che compongono le parole è uguale alla scrittura di cifre di un numero. Il pensiero di un numero è altro dalla cifra. Ma in essa la mente si riposa dall’insistenza della azione matematica cerebrale. Così io devo riposare dal mutismo denso di algebra sentimentale che costringe al silenzio perché è incessante. Sono venuti stamattina presto mio padre e mia madre a consolarmi con le loro carezze sulla testa. Erano due poesie che dicevano del vento tra le chiome degli alberi della foresta e mi sono detto che deve essere per questo che ho voluto perdere i chili di troppo perché avevo voglia di ritornare sottile come un vecchio frassino. Ritrovarmi di nuovo nelle regioni polari della nascita. Nelle regioni di trasparenza e candore dell’assenza di intenzione, per essere ancora in grado di piegarmi al soffio di certe attuali consolazioni di natura primitiva, senza impacci di sorta. Ci vuole eleganza quando una donna ti dice ti amo. Bisogna avere realizzato un’idea di sé che sta tra l’orgoglio e la pazienza. Per non sbagliare la durata della pausa che precede il bacio decisivo.


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