“che cos’è l’amor”

10 Novembre 2023 Lascia il tuo commento

ero una macchina una macchina una bella macchina salivo e scendevo le scale e vedi vedi da com’ero preciso che sapevo il fatto mio sapevo il fatto mio sapevo bene quello che si doveva la situazione conoscevo conoscevo la situazione come si dice qualsiasi cosa voglia dire ‘la situazione’ avevo ben presente dove stavano gli attrezzi che mi erano necessari cioè dove stavano tutte le parole adeguate e avevo memoria una memoria prodigiosa ma non avevo ricordi e così non soffrivo perché la memoria è senza soggetto si potrebbe dire si potrebbe dire che il soggetto della memoria è il corpo che fa riferimento a quale movimento a quale espressione a quale esatta temperatura o vibrazione si riferisce il pensiero di quello che viene a mente del passato e sicché qualsiasi emozione e sensazione è ben chiara ma un eroe protagonista non c’è cioè non si tratta proprio di ricordare di un soggetto giuridico di un responsabile salivo le scale e scendevo le scale inarrestabile con la precisione cronometrica d’un bilanciere e per questo dico che ero una bella macchina e ora aggiungo che in più ero dotato di una mente meccanica ben funzionante che eseguiva le partiture di un software di intelligenza artificiale e solo da poco ho scoperto che quando Türing si mise a pensare al software uno dei problemi affascinanti che gli si affacciavano era come istruirlo a proposito dell’arresto della serie di operazioni che il programma aveva inaugurato sicché ora mi viene da pensare che l’intelligenza umana è proprio sapere sempre quando fermarsi e che forse l’intelligenza artificiale sarebbe proprio per questo artificiale per via che non si fermerebbe più e bisogna dirglielo quando è sulla casella della soluzione che per la macchina non da gioia e corrisponde solo al comando di stop e la macchina non ha dolore smarrimento legge stop esegue con un fremito al carbonio ma non soffre come gli esseri umani: che dobbiamo decidere da soli quando è il momento di cominciare le cose e dopo di lasciar perdere

 

così via…

 

ma tutto questo era prima e prima vuol dire tutto il tempo durante il quale era stato sempre un vivere un poco artificioso un poco manierato un tempo in cui c’era uno schema prescrittivo che sollevava dalla responsabilità e a quel tempo l’algoritmo con una delicatezza diciamo fin troppo ben calibrata o con una frase diciamo fin troppo gentile sostanzialmente liquidava il bilancio relazionale e io salutavo e via ma per l’appunto era così prima che tu arrivassi e mi facessi stare bene era stato così fino al giorno che eri arrivata in cima alle scale che già ridevi e (dopo quello che a me era parso un accesso passionale mentre a te quell’offrirti mente e corpo con sorridente compiacenza doveva essere parso il minimo sindacale di una garbata consuetudine e la coerente proposizione di una intesa..) ti buttasti giù per le scale di nuovo ridendo sarà stata quell’ allegria che io ritenni offensiva per la mia retorica amorosa o chissà che altro sarà stato per cui in ogni caso fu nel pieno di uno dei giorni che seguirono senza di te che la macchina si è fermata a causa del gelo dei corpi lontani e lungo le scale non  rimase altro che una manciata di cenere degli algoritmi e le braci arrossate della batteria e gli ioni di litio che salivano al cielo e ricordo che dissi salendo (o scendendo?) distratto le scale l’amore è una pioggia ascendente di stelle


i bronzi di Riace: breve lettera a quelli che non vedono quanto ogni volta torna lavato e profumato
sempre insieme

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