amore, negazione, libertà e altre amenità

L‘immagine aggiunge, al prodotto generativo del pensiero rappresentativo di figure, elementi di natura umana che non sono nella natura esterna agli esseri umani.

L’umanità è l’elemento estraneo, strano, che ci fa pensare o alla finzione o alla falsificazione e in fondo alla sostanza beffarda di tutte le alterazioni che svelano come, dietro e dentro la figura, ci siano immagini.

Le immagini sono i presupposti e i precedenti di falsificazione e alterazione che consentono di eludere la pretesa corrispondenza esatta della rappresentazione delle cose con le cose di riferimento. 

Questo è forse perché l’essere umano ha dimestichezza con il nulla da traversare per apportare segni qualificanti l’origine umana nelle cose date.

Sembra che subito avessimo ben chiaro che l’essere del nulla è differente dall’essere dell’essere: insomma, che l’essere essere non era nel modo d’essere nulla.

Che dire che “l’essere non è il nulla” non si riassumeva in una sbrigativa dialettica di negazione e invece apriva l’area di lotta di una opposizione.

Quando comprendemmo questa possibilità di un agire mentale non più soltanto esclusivamente filosofico, fondammo le basi del pensiero clinico.

Che salvare la vita dell’altro operando alterazioni anche aggressive su di lui non è stato forse mai esclusivamente cattiveria, ma coraggio di sfidare la caduta nel nulla se si lede la nostra figura anatomica fatta a somiglianza del signore. 

C’è una clinica benedetta nella medicina dei tuoi abbracci ogni giorno: anche se come sempre io ti bacio e la vita finisce fintanto che non torni.

E comunque io sempre ti bacio e tu ti succhi avida e distratta il mio saluto che ti libera tutte le ore del giorno.

Io le vedo una per una: è uno sciame di agnelli bianchi sul verde del campo.