Karajan ferrarista e pilota di aviogetti

19 Novembre 2022 Lascia il tuo commento

Karajan amava lasciarsi invadere dal rumore della sua Ferrari e pilotare il suo jet privato tra strati silenziosi d’aria tersa. Fattori imprevedibilmente connessi alla sua azione musicale.

 

Si può immaginarlo ricavare lo spazio per i suoi appunti di direzione orchestrale sui bordi del foglio della rotta, o a fianco dei resoconti matematici sull’efficienza del propulsore del Cavallino Rampante.

 

Le rotte e le strategie, del resto, sono sempre soltanto presumibili. Si devono apportare variazioni, per filare, inarrestabili, tra vuoti di pressione e nuvole di calore.

 

Al muretto dei box, mentre sfrecciano i mostri, K. scrive note di direzione sui fogli di statistica delle prove. Annota, come in un sogno, la fuga del Cavallino. Annota sui margini tutto quello che manca. Mille cose da fare.

 

Sono sipari di vernice rossa davanti agli occhi, che diventeranno sprechi orchestrali e sangue addosso a bellezze in penombra e a splendori in bella mostra.

 

H. von K. dirige con il corpo affogato nel fango dell’origine del mondo.

 

È letteralmente un peccato che, per tutti noi altri, soltanto l’ultima nota si salva dell’intera opera sinfonica. È così ogni volta. Voli e vernici turbinano invisibili intorno. L’auditorium è seno.

 

S’era andati là in tanti. Dicevamo ‘…per ascoltare il genio’. Ma si riemerge, tutti ugualmente neri e grigi di torba, da strati di vegetazione carboni e terre sovraprapposti.

 

La gran soiree si richiude sulla sua compiutezza. L’arte tira il fiato. Delude la solitudine di ciascuno. Il divo va via senza dire niente. Un inchino. Un sorriso: già rivolto al tepore scuro del retropalco.

 

In mente ebbi il gorgheggiare di uccellini troppo delicati dopo che vento e vernici avevano infuriato sui nostri corpi.

 

Tutto sta, ogni volta, nell’essere in grado di salvare, delle tue mani leggere, l’intenzione non innocua di farmi piacere. Di farmi piacere il mondo. Perché il mondo è pericoloso, mi dici, per l’inerzia di troppi, per la loro totale assenza di intenzioni. Si evidenziano, racconti, i fuochi freddi di cui ardono quei torturatori che neanche un suono vogliono lasciarci.

 

Ed io a scriverti per tutti questi anni poi scoprire che il fine era ammutolire appena mi avessi parlato.

 


amori autistici e non
quotidiana regia

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