“Non ho mai voluto trovare leggi necessarie a fissarti in una predizione”

13 Settembre 2023 Lascia il tuo commento

‘Caso, presupposti e la filologia come strumento di controllo’ è, mi pare di avere in mente, il titolo di un capitolo del libro “Giochi di pazienza” di Carlo Ginzburg.

 


Poiché il caso non si può evitare nel corso di qualsiasi attività diacronica, restano, non casuali, i presupposti e la scelta dello strumento per controllare la correttezza del costrutto quando decidiamo di arrestare il lavoro. Quest’ultimo gesto è peraltro di nuovo pericolosamente casuale.

 

Il caso è dunque un accidente inevitabile o forse un elemento costitutivo del mondo attraverso il quale l’impossibile acquista una sorprendente notorietà.

 

Nel mio mondo, in mancanza di tempo per effettuare tutte le prove necessarie a sapere se amarti avesse avuto definitivamente senso, decisi il primo giorno. Il metodo fu quello statistico d’avere a disposizione un tentativo solo.

 

L’unico risultato valido sarebbe stato il numero estratto in quell’irreale mattinata primaverile.

 

Dovevo rispondere alla domanda se, nel caso non avessi più niente da vivere, quello starti accanto mi era parso, o meno, una condizione auspicabile.

 

(rispondere senza pensare dicevano le sintetiche istruzioni d’uso del test di reazione)

 

Siccome non ero in ansiosa aspettativa, ma al contrario nell’umore di uno stupito compimento, la mia conclusione non poté che essere “la mia donna sei tu”.

 

Non ho mai voluto trovare leggi necessarie a fissarti in una predizione.

 

Il caso governa da allora l’amore dei giorni.

 

La verifica della correttezza non credo saprò farla. Dovesse morire l’amore non sarà per una mia decisione ma per il dolore.

 

Tracce del quale, nelle polverose nicchie del tuo racconto di certi comportamenti inavvertiti durante gli anni con te, i miei figli, esperti filologi dei paterni difetti, sapranno trovare e decifrare come cause di una fine che non avrei voluto.


un io vivente
guardarsi dal male

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