correre
Corro sul perimetro delle logge alla velocità d’un arco al secondo. Dalle vetrine onde fuoco e ombra. La schiera dei commensali dell’Hotel Acapulco si esercita sui passanti con compunta perfidia. Nella corsa il pensiero si fa siderale ed evanescente diradando le maglie del contesto fin’ora troppo problematico(*). Gli aghi mi attraversano senza far male perché la trama delle ossessioni si è diradata durante l’insistente silenzio podistico. Non sento alcun dolore. La corsa toglie ogni intenzione cattiva. Mi giri in testa. E sfreccio davanti alle logge accese. Ti penso sempre. Tieni il filo dei giorni. Chissà sotto quale arco di questo loggiato senza fine sarai.
(*) “Non si può risolvere un problema adottando lo stesso tipo di pensiero che ha caratterizzato il contesto su cui il problema è sorto.”