amori e tastiere

18 Maggio 2019 Lascia il tuo commento

Dell’amore c’è da dire che se è amore (e se lo è non c’è modo di saperlo fino alla fine e neanche la fine gli appartiene sicché non è dato di saper altro che l’imponente e leggera intenzione di due o tre sinapsi dalle quali si origina il corso fluviale della parola…) dunque se come detto è quel che dice d’essere ha a che fare con posture non ardite e con pronunciamenti solo sorridenti e con editti dal tono ingiuntivo leggero come ben organizzate liste della spesa e con la testardaggine di un precoce talento infine (ma infine non è alla fine perché tutto non è altro che un accenno alla natura delle passioni e non la conclusiva definizione di tutta quella natura di tempesta dalla quale disnuvolando l’amore ci soffia in viso..) con l’implacabile estensione del desiderio del detto ragazzino più che dotato di essere il migliore che gli innerva il collo le spalle e le braccia e sbaraglia con orde delle dita barbare la tastiera e sbaraglia con schegge di esplosioni cromatiche l’intero pubblico familiare estraneo ad una vera comprensione di quell’infantile impegno di eseguire seicento volte la flessione del polso per irrobustire il quarto e il quinto dito i più amati figli del popolo dei conservatorii perché loro sono gli ardui bastardi da accudire ma sai prevedibilmente i più generosi nella restituzione del genio annidato nella partitura…


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sveglio all'arte e alla geometria del mondo
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