non può essere reso cosciente (2)
“Il ‘problema’ ancestrale è la fusione tra le diverse rappresentazioni dell’infinito (tempo, materia), se rimango nella materia essa è infinita, indeterminata, in movimento, ma non è eterna e non è indistruttibile.”
Il pensiero pre/verbale dell’idea cui sono rimandato si esprime come commento al commento, la risposta in forma di articoli ulteriori che chiamo “non può essere reso cosciente” e “non può essere reso cosciente (2)”
La nascita di ciascun individuo della specie implica una conoscenza non cosciente della specie, invariata nella specie dalla sua nascita. Tra coscienza e conoscenza, il territorio aperto ai suoi confini misura ignoranza, indeterminatezza, sfumature, cromatismi, variazioni timbriche, evocatività linguistica, disegno grammaticale, fascino, repulsioni graduali, discernimento implicito nei processi. In specie: implicito discernimento del processo di formazione della mente. Una disciplinata espressione dell’umanità.
Il pensiero umano ha determinato il crollo delle barriere e dato origine ad un sistema aperto dall’ansia di decifrazione delle leggi naturali, appena si è tentato di fare il letto della giurisprudenza per dormire sonni un poco più tranquilli del solito.
Interminabile la ricerca nel sistema aperto così creato, per l’intervento di un interesse come quello del commento.
“Finché siamo dentro la materia” essa non si pone come interrogativo penso. E siamo noi insieme allora, quando nel contatto epidermico si genera l’idea di una sessualità. Quando si genera la fondazione di idee corrispondenti e poi si genera la verbalizzazione dei suoni delle cose.
Basta che si accetti che non si generano ancora necessariamente e conseguentemente le parole. Ma se vengono non sono quelle che ci si aspetterebbe come una risposta coerente.
“Questo poco mangiare, questo allontanare la conoscenza dalle labbra, dai morsi potenziali dei miei denti bianchi, per allontanare il discorso dalla coscienza degli occhi e portare tutto di noi in me, come idea preistorica. Idea di elefante muto che ricorda tutto.”