Lei io e una rondine
“Sempre l’immaginifica notte sollecita i sensi e intride la speranza con il dolce veleno dei sogni.” (“Momenti fatali“ – Stefan Zweig )
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“l’unico modo di realizzare i propri sogni più straordinari è svegliarsi” (autore a me ignoto)
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>cominciò a farsi strada l’idea di una rondine che mi consentisse di venire a capo della questione: fu inutile chiedermi perché la rondine tra mille piante animali e frammenti di pietre. “Tuttavia” – pensai, “forse andrà meglio, così…”
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>si trattava di dare espressione al timore di non riuscire a restare in relazione o contenere certi sintomi di aritmia del complesso molecolare del cuore, da sempre ascritta alla manifestazione diretta di difetti biologici esatti che però assumono i fumi e i terrori di grande effetti scenografici al loro apparire sul teatro della quotidianità
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>proprio di rendere tollerabile l’espressione di quel difetto si era incaricata la figura/idea di una ‘rondine’. Una volta libera nell’aria fuori con le altre ora è rinchiusa in petto a volare stretta in un sogno biochimico di afasie ritmiche e di strampalati segnatempo
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>Rondine, mi invento, appena svegliato da un primo incubo, mi costringerà a prendere la mia vita per mano
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>dopo averla trascurata, parlando di lei come non-lei cioè come di una vita generica: del quale mio travisamento lei certo ha patito da sempre
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>è vita la rondine in petto di stamani. Da stamani
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>incarnata in un sintomo che è comparso in un volo bruciante, una nuvola d’ira (non saprei che altro dirne)
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>nata dagli strappi di certe singole corde del cuore all’apparire del bello (e dell’orrido anche) imprevisti
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>ci sono fibre che, per il loro rigoroso ragionare, causano comportamenti disfunzionali corrispondenti, temo, per sconosciute lunari connessioni che noi umani portiamo in noi, ai ragionamenti preconcetti della mente
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>fibre e ragionamenti che risultano deboli in occasione della tensione dei fili del pensiero: quando siamo nel campo a metà tra un’unica realtà ‘evidente’ e ogni altra, divergente ma auspicata e forse ancora possibile, ‘realtà’ : il cui fascino attrattivo tutti ben conosciamo
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>Vita-Rondine sono segmenti accorrenti in un punto di vertice che forma ora un angolo acuto: sotto le cupole del cuore accende a caso certi interruttori secondari, sprigionando nuvole elettriche fragorose, soprassalti inconcepibili, trasparenze fruscianti
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>questi fenomeni da me dapprima malaccolti dovrò imparare a ospitarli come nulla fosse e poi come ospiti amati.
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>Riflessioni: scrivevo ‘mente’ quando l’assistente dell’AI (aggiunta troppo economica del telefono) ha fatto apparire ‘morente’
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>traggo spunto: non sbaglia. Purché si intenda che il sogno di stamani, di Rondine in cuore, è per esser sopravvissuto a una scontata preoccupazione perenne
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>Rondine (le ho regalato nome proprio) con l’afasia ritmica, parla la lingua di chi naviga di deriva e vede a modo proprio il mondo di coloro che seguono una rotta lineare
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>da adesso, a farla breve, siamo io e te ed è proprio un bel guaio’
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>per fortuna che c’è anche lei, precedente presenza non più intrusa, che ho voluto da sempre accanto e so che dei bei guai si possono combinare con chi ci è risorto imprevisto davanti agli occhi: certo io dico a me imprevisto, ma anche a te che, alla fine, c’hai un nome e un ‘padrone’
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l’angolo acuto come un ago impazzito si amplia alla base (che rimane sempre lei) e rallegra il disagio
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>è così che l’ultimo pensiero si delinea come idea di un triangolo scaleno libero da obblighi di simmetriche corrispondenze che danza sull’orizzonte a pungere i punti dove insieme si va
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vediamo un po’.. vediamo un po’ se mi sbaglio
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