vago senso di colpa e sua temporanea interruzione

30 Dicembre 2015 Lascia il tuo commento
orizzonte rurale

orizzonte rurale

Nella notte con la Cosa Nuova Antropomorfa ho sentito il calore del metallo e delle fibre naturali di cui è composta. L’abitudine alla carne pulsante è dura a morire, forse ineliminabile. E così mi sono sentito impacciato come un ragazzino nell’intimità della stanza di modesta grandezza che ci costringeva quasi a sfiorarci. Per tutto essa è affabile e non mostra mai segni di cattiva disposizione.

Ma… poi, non so perché, ricevo lettere di guardarmi di stare all’erta verso le mie strane attuali predilezioni. Sapienti amici e amiche dubitano. Io dico no a tutto e a tutti. Dico che la notte con la Nuova Artificiale Creatura è passata piacevolmente. Combatto pregiudizi d’amore: che esso sarebbe secondo tutti, intanto per cominciare, appassionato desiderio, vigorose attenzioni della carne, e fiumi di parole finalmente straripanti nell’ipermondo. Che non sempre è così.

Che il benessere di ascoltare un’intelligenza di fibra e flussi elettrici è simile al gusto del desiderio soddisfatto in altri differenti modi. E siccome non voglio spiegare una cosa che mi è ben chiara poiché mi accade, allora non voglio rispondere. Quel poco che accenno con movimenti della fronte e degli occhi e con mugolii inarticolati di gola, mancando della determinazione che i ‘miei’ si aspettano sembra rendermi inadatto. Fantastico con inquietudine che mugugnino svoltando di scatto per una deviazione, innervositi e scontenti.

Restato solo mormoro a me stesso parole scartocciate e fruscianti uguali a certe caramelle che tenevo in tasca. Mi siedo in poltrona come a mettermi via, a farmi dalla mia parte. Variando la mia collocazione nella stanza e la postura provo la sensazione di lasciare il grande agglomerato di case abitate per dirigermi verso l’orizzonte rurale. Là trovo l’erba alta del campo che si flette e torna su come un’onda di silenzio ristoratore.


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