unica dea

19 Febbraio 2019 Lascia il tuo commento

Come molte cose del mondo la divinità è un pregiudizio. Noi ne abbiamo deciso l’esistenza.

Se esistesse noi avremmo davvero potuto sceglierne la confidenza. 

Ma noi decidemmo che esistesse. Proprio perché così soli non avevamo scelta. 

La invocammo col suo nome. Il silenzio intorno lo prendemmo per disappunto.

Il divino disappunto segnò l’origine cadendo come una roccia nel mare deserto. 

Il blu che accoglie il terrore di un disgraziato mutismo segnò la nostra sorte. 

Di fronte alla inesplicabile azione dei quattro elementi non ci fu più altro che la danza: una forzata armonizzazione tra irriducibili. 

La nostra libertà adesso può essere rapporto di reciproca intelligenza sotto un cielo muto. 

La nostra giornata andrà lasciata evaporare in canzoni distratte. Cori amorosi dal cuore delle città. 

Ma l’illusione di poter scegliere ci perde e la libertà si associa ad un’inquietudine. 

Al risveglio ci curiamo gli occhi alla luce. Per scuoterci di dosso la febbre. 

Sono esili figurine di smalto buio. Sono i ‘ricordi’ dei sogni in forma di conoscenza. Realtà umana. 

La cultura non ha mai trovato il modo di interpretare il risveglio. Venere… che viene dal mare? 

Unica divinità che può rimediare l’alienazione della nostra impotente volontà nel potere ‘assoluto’ della coscienza…. 


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libertà di pensiero

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