un articolo del 27.10.2012 riproposto

1 Luglio 2018 Lascia il tuo commento

Prima Di Te Non C’Era Niente 

Vedi la luce, che è la nascita, che è quando comincia il pensiero. La luce che vedi sei tu quando sei arrivata. Il tempo non conta: a questo serve il colore, ad evitare di dilungarsi con la specificazione di quando sia stato che…

Alla nascita la luce attiva la biologia cerebrale umana e si origina la capacità di immaginare. Poi lo stimolo che fa le idee sono le variazioni. Tutte le volte che c’è una variazione c’è una stimolazione, si crea una immagine. Non è l’oggetto visto toccato ascoltato è la variazione implicita nella realtà interna dell’altro che genera una alterazione della mia immagine e il pensiero è espressione della vicenda di come sono cambiato. La luce sul foglio è in relazione alle cose che compaiono alla coscienza con la velocità della luce.

Un granello di polline deve avermi colpito la congiuntiva. Questo ha dato origine alla luce nel foglio. Il granello di polline è secoli fa. Immagino fosse giallo, o ocra. Invisibile, non fu altrimenti percepito.

Tu sei arrivata che non ti avevo visto. Eri là a sinistra, un granello di polline ocra nello sguardo. Così ho fatto la luce gialla. Ho fatto il grigio, prima. Poi ho fatto i segni di quella specie di alberi, sono forme eteree, ricordi di fisica delle particelle.

Tu sei nel giallo, a sinistra. Un ‘anima’ calda e disponibile.

L’immagine -in questo caso un colore- ha qualità diverse da quelle della figura. Ha una ‘natura’ diversa da quella della figura.

L’immagine è -e rimane- sempre ‘pensiero’.

Il pensiero si forma in relazione allo stimolo fisico di una variazione ed ha sempre implicita l’idea di una cosa che non c’è poi c’e. O che c’è stata e adesso è sparita.

Così, forse, per questo ho disegnato dei piccoli trattini in alto. Cose che, chissà da dove vengono.

Sono stormi di rami che possono sparire come niente, volare via in alto, dentro aperture del foglio, per strade d’aria poco visibili.

Forse sono i gabbiani di quando ero piccolo. Le mani di mio padre che mi traevano sopra la barca dei pescatori, e io che non sentivo mio padre e guardavo gli uccelli sospesi sulla prua, ad aspettarmi.

Le mani di mio padre però forse sono la mia attuale esitazione. L’ombra sopra il foglio bianco.

I gabbiani sono adesso, l’imprevedibile amore. Idee che fluttuano. L’idea peregrina che prima di te non ci sia stato niente.


idea di levità
dormire sul fondo marino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.