tra milonga e habanera una danza di etimologie e altri ‘desideri’

9 Agosto 2020 1 Commento

Era ieri sera che fummo noi ‘quei due’. Che fummo evidentemente ‘perduti’ cioè ritrovati uguali a due legnetti che accendono il residuo innesco per il fuoco in mezzo alla neve -poca polvere di legno su una foglia secca- che devono essere perfettamente adatti pena la morte per congelamento.

 

Il confine tra vita e morte è una soglia che fa una vicinanza senza respiro tra due corpi differenti e traversare quella linea d’ombra si deve ogni volta e questo attraversamento introduce alla stanza di buio in cui crollano le ambiguità sulla natura delle reciproche intenzioni.

 

Non c’era ieri alcuna smagliatura nelle fibre della nottata, te non fiatavi e io mi prendevo delle iniziative come fa uno che decide che disco dev’essere adagiato sul piatto determinando in quel momento il destino della serata danzante.

 

La vita andava in scena fuori dei luoghi consueti. Cambiavano ritmo e sede e a rigor di semantica si dovrebbe parlare di un tango dei poveri: una strascicata milonga o una poco discosta habanera. Di certo era musica improvvisata sul selciato da ballerini affascinati che avevano deposto in un angolo del muro borse e zaini e pudori.

 

Soltanto luminosa oscurità in alto perché il cielo occultava i desideri con aria ruffiana. Le nostre mani spalancavano tutte le finestre del grattacielo di Babele.


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oceani
uno ‘zero’ in grado di immaginare tutto il resto

1 commento

  • Antonella says:

    Ho visto la morte da questa soglia, potrei descriverne il volto e soprattutto lo sguardo. Ora, siamo ambedue immersi in quella stanza al buio. Saremmo dovuti nascere a “Zoe” (I. Calvino “Le città invisibili”), il luogo dell’esistenza indivisibile! Indivisibili i due legnetti per accendere il fuoco, indivisibili noi nel prendere iniziative, indivisibili i ballerini nel tango dei poveri, indivisibile il cielo dalle finestre della torre di Babele. Niente confini, niente barriere di cemento e pietre. Non balleranno più il tango sotto il campanile di Giotto, quei due, dopo aver buttato il loro zaino sul marciapiede. La fisarmonica che li accompagnava è scivolata via nella linea d’ombra.

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