stregoneria

4 Febbraio 2011 Lascia il tuo commento

venerdì, 4 febbraio 2011

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Stregoneria

Quella calma per capire senza restare – troppo a lungo – troppo separati. Troppo non va affatto bene per gli esseri umani. La vitalità -educatamente – si divora infinite variazioni minime. Bisogna ricreare il mare d’acqua, attraverso passioni molecolari. Lo sguardo una piscina. Le dita sulla spalla l’invenzione della stampa. Il sesso è stato la lettura dei fondi di caffè, sul piano di marmo. Mi applicai a studiare stregoneria, con una allegria diversa dal solito.

L’immagine per capire. Ridisegnando i marmi. Il pensiero è fatto di cartapesta e prende varie forme. Attrae le mani a mettervi mano. Il desiderio, che ci porta vicini, per entrare decisamente in rapporto. A farci irresponsabilmente carico di tutto, proprio tutto: tanto le parole sono di nebbia. Vanno respirate. Dentro agiscono sulla biologia. Generando -attraverso un’azione fisica- altra realtà non materiale. Ti amo, si dice.

Stregoneria: quale è la pressione appropriata di una mano sulla spalla? Studiavo l’arte dei fondi di caffè – il pomeriggio. Alchimia: come evitare il vuoto – quando si scatena la magia degli affetti che cambiano – togliendoci la certezza dell’eternità. Il tempo: noi dopo ‘noi’. E ripetevo a memoria: “Noi siamo l’Ultima Edizione dell’Oceano Pacifico – l’Enciclopedia della Vitalità – il Libro Primo della Scienza delle Stimolazioni Molecolari.”  Ero bravo.

Traducevo la peste, il coraggio, i rifugi, le tuniche, i cappucci che coprono il viso. I passi svelti nelle strade, e il terrore degli inseguimenti. Meglio non trascurare niente, mi dicevo. Ma niente è più difficile da capire del legame – la relazione – tra materia e pensiero. E della relazione inversa, tra il pensiero e la materia. Quando il cuore accelera ‘solo’ perché la immagini svoltare l’angolo. Lì mi venne in mente.

Il pensiero – che mai è solo pensiero – è materia al confine. E’ pelle di vedetta alle frontiere, che vigila che niente cada in spirito mai. La materia – al confine – misura il mondo in spanne – disegna le passioni – dirige, sulla pelle, le sue dita – e, alla fine, – traduce nella nostra lingua il mito della origine. Legge le tracce di quello che si muove: che sia altro, capitano, madre, seminatore, cipresso. O mangiatore di patate.

La punta dell’Himalaya ha la sua ragazza: è una nuvola di compagnia che scoraggia gli audaci. L’atomo ultimo di roccia, prima del cielo, è un matrimonio. Ci siamo spinti lassù per quello: fugare il sospetto dell’irrealtà. Il coraggio era nostro. Possiamo regalarlo alla neve. Se vogliamo. C’è una rinuncia anche al colmo della vittoria. La pazzia degli artisti.

Studiavo stregoneria, e le pressioni appropriate di una mano sulla spalla. Niente è più difficile da capire del legame -la relazione- tra materia e pensiero. E ora mi rendo conto, che il pensiero non è mai solo pensiero: è materia al confine, l’ultimo atomo di roccia prima del cielo, quando la montagna si sposa. Studia le tracce di quello che si muove – la differenza tra l’uomo e lo animale.

L’immagine per capire. Ridisegnando i marmi cercavo un argine alla peste: “l’agente eziologico della peste è un batterio – risiede in diversi serbatoi animali – roditori, insetti, uccelli, mammiferi – questi possono rappresentare potenziali fonti di contagio per l’uomo.” E uno solo basta ad ammalarne parecchi. Studiavo la peste, per scoprire le vie infinite di una provvidenza maligna.

Le dita e gli occhi scivolavano sulle parole scritte, le sensazioni tattile e visiva dell’inchiostro e della carta stimolavano la corteccia cerebrale. Il confine della materia veniva ripercorso in molti sensi precipitosamente. Fino a che, dal matrimonio rituale tra la nuvola e la montagna, si formò, nella mente, l’immagine della scienza medica.


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