sentirti ascoltare
Ci sono parole d’affetto che ci furono rivolte subito poi si sono rarefatte e disperse nell’aria dei tempi. La mancanza viene registrata nel ricordo come la traccia uditiva di un occultamento. Con le prime parole disperse in frammenti acustici informi, da allora, più nessuna parola ci parla.
Dunque in noi non c’è un animale privo di storia. C’è il testimone, muto, di come un suo mare sonante divenne un pantano infestato di rane. Esattamente come una rana sgraziata mi sentivo serrandomi a te. Così addosso non vedevo il tuo viso.
Però ti sentivo ascoltare: e in quella circostanza la tua dolcezza non è più stata una minaccia. E i suoni si sono riuniti alle parole.
È una evenienza inversa. Che varrebbe la pena di raccontare. Come una regressione terapeutica.
Ma la quiete di questa attuale ricomposizione è pervasiva. Dunque sarà un’altra volta. Non ora. Magari ‘domani’. Ora è solo stare bene. Non si studia. Si ritorna a dormire. A sognare di te.