sembra ieri
divergenze o derive
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i miei convincimenti
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idee non passibili di transazioni
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li tengo così
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li tiro su
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come un vedovo con i figli
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io non discuto i difetti dei figli con nessuno e contengo l’asprezza del cuore
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perché io semmai ne sono responsabile
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e lo vedo che sono innegabili
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ma non li baratto con quelli della discendenza degli altri per ottenere il consenso di una reciproca consolazione
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aspetto che se li tolgano da sé quei loro difetti i miei figli
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quei difetti sono ovviamente conseguenza diretta delle idee divergenti che da sempre mi tengo
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e allora tutti insieme li lascio scorrazzare giorno e notte come fratelli
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mi seguono chiassosi nei traslochi
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dovresti vederci mentre attraversiamo insieme il paese
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con muto clamore che sprizza dagli occhi
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col frastuono allegro e sacrilego delle processioni del santo patrono
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io d’altra parte, a forza di star per mio conto, ho maturato una tendenza ascetica
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una religiosità per l’umanità
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che mi serve ad evitare una opposta posizione di laicizzazione forzata
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che porta al disincanto
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so di apparire un po’ straccione agli occhi della società del bar sottostante
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tuttavia finora è andata che mi sia stata provvidenzialmente restituita, prima o dopo, con piccoli gesti dí affetto, una generica forma di dignità
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sono accrediti, mi dico
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bagliori di quello che ho lasciato indietro non speso
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è l’avviso di una fiducia risparmiata che mi fa star bene e mi leva la pigrizia del sonno prolungato
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in quei casi mi alzo che non è ancora giorno
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nel buio
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nell’atto di uscire
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mentre con la destra giro piano la chiave nella serratura per aprire la porta
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con l’altra mano tiro via la giacca dalla spalliera della seggiola di cucina
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come a riprendermi la coscienza lasciata a riposare tempo fa
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(sembra ieri)
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quando non ti avevo ritrovata ancora
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