rabarbaro e lenzuola odorose
Non faccio che esagerare il silenzio e l’ombra. Ma non è un vanto: quando esagero è sempre un evento secondario. Sconfino sempre ma solo accidentalmente. Ogni esagerazione mi risulta insignificante: accessoria.
In conseguenza di questa performatività di confine mi dedico soltanto ad argomenti marginali. Compagni improbabili. Pretese francamente solipsistiche di annerire il nero e annullare il nulla. E però ne risulta per me, inaspettatamente, una vita colmata dall’erotismo specifico di quella oziosa contemplazione dell’assurdo e dell’impossibile.
In più, da tempo, ho lei.
Il suo amore caparbio lotta contro me per strapparmi via da questo attaccamento alle passioni marginali e bonificare la mia terra dalle radici di una specie di rabarbaro intollerabilmente amaro.
Mi accusa di scelte dissennate. Grida nuda, precisamente come una vestale, affinché io mi unisca a Pianeti dotati di una massa sufficientemente attraente. O a Divinità risapute Potenze Protettrici.
“Ma poi perche non al Sole?”aggiunge.
”Eeehh dai! Persino!” Mi scandalizzo.
“Al Re dei Re… proprio Lui…”-stigmatizza -“ che te non ti rifiuterebbe mica!” (Credo esageri per disincagliarmi.) “Che c’è di sbagliato nel volerti conservare vivo per servirti miele lucente e caffè..?!”
Ed è un fatto che me li porta davvero i caffè. Tutti i giorni li ha con sé nella tazza sanguigna della sue dita. Ride sulla soglia. Io immagino che, ridendo, stia vaticinando anni di risvegli uguali agli attuali.
È per questo che da qualche tempo mi alzo dal letto che ho sognato il profumo delle sue lenzuola. (Per quanto quel profumo mi resti tuttora sconosciuto: per via delle proibizioni di cui la felicità si ammanta per serbarsi un futuro.)