operaprima sono lettere dal carcere del tempo
sul fondo della stiva ho trattenuto le tue qualità tirate su dal mare sopra le fiancate delle palpebre quando l’anima era un peschereccio io l’occhiello della giacca da capitano e il nostro presente una rete di fili ritorti di riflessioni a seccare alle murate di prua piene d’aria/
opposto al primo fondo sta il fondo del cielo/
tra anima e volta celeste noi due restiamo sempre più perplessi e increduli perché è innegabile che l’amore raccontato su queste pagine era perfetto di già sulla prima di tutte e tutte sono seguite per la necessità di mostrare la coerenza di una scoperta scientifica insomma sono state la ‘prova’ che non mi ero sbagliato/
tu stessa hai dovuto convenire che era vero e hai finto la felicità come eterna e ridevi come fossi certa che il corpo profumato di anni non sarebbe più venuto a comandare all’idea dí infinità di ricredersi/
non ricordo chi di noi ha detto per primo/
“possano i nostri sguardi posarsi ogni volta sulla linea tra stelle di cielo e di mare contemplare ogni volta la balena che compare e il sorgere delle montagne quando attraverso le quattro asole dei nostri occhi spalancati una miriade di fili di memoria ritorti sciamano fuori e i nostri pensieri si intrecciano e… “/
io so che vorrò irretire la tua attenzione fino alla fine