(*) non so come altro dire
non credo alla redenzione dato che, poiché siamo quello che siamo diventati, non si redime nulla, e il passato è in noi, è diventato carne, e allora non può redimersi pena la nostra dissoluzione organica
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invece è realtà il fatto che noi continuiamo a diventare altro nonostante tutto
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e, sedendo e mirando, si può essere certi che quel tutto è la percezione globale del mondo com’è: che svanisce nella grammatica resistenziale del nonostante per tornare ad essere tutto il resto
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quel tutto non è un termine di metafisica ma è proprio tutto il mondo di cui siamo consapevoli che si solleva e svanisce e ritorna a posarsi di nuovo e ricomincia e
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nel rivolgimento del suo medesimo senso, tutto quello che tutto vuol dire, da proibizione a procedere, diventa autorizzazione ad una esistenza ulteriore
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dentro di noi, che diventiamo, la funzione della biologia cerebrale nominata pensiero si tende fin quasi a un niente(*) e prima di scomparire stende le lettere della locuzione “noi siamo involontarie insistenze”
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la biologia, alla base del pensiero nel quale si esaurisce come uno scintillìo nella cenere, non ha niente di speciale per cui debba essere nominata con qualche enfasi
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è forse il bisogno che noi abbiamo di dio a determinare certi eccessi letterari in relazione alla ampiezza senza misura della attività mentale
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comunque non c’è un posto in cui le nostre conquiste e le nostre sconfitte, le mediocrità le malefatte i nostri successi e tutto l’imperfetto passato possiamo pensare sussistano al di fuori di noi
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se gli errori restassero nella culla del nostro essere stati, cioè nel non-essere-adesso, allora non ci sarebbe più neanche l’io che adesso siamo da redimere
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l’io è un io che vuol redimersi e non si è mai redento: un io per sempre sul punto di una redenzione
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si resta dunque passibili di salvezza in costante tensione verso lo spirito che però, secondo la sua medesima denominazione, non ha natura originaria di materia e non è pensiero
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l’essere umano che anela alla redenzione non è in odore di santità ma di aporia
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siamo sempre Achille e mai la tartaruga
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siccome io ti ho amato da sempre non potrò essere salvato perché il me che potrebbe non amarti più è sempre un passo avanti a questo me che non la smette
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io due tartarughe
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io mica te
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io pronuncio noi
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io ho fatto il guscio di tre lettere che scivolano sul Nientebalena per pensare ancora
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Iononte dico che fuori è distopia
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Dovenonsiamo
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