nativi
film
”che vuoi farci?”
(sundance festival)
Siamo alter/nativi. Un po’ alterati in alterigia. Ma anche molto molto assimilati a sostanze organiche dell’humus da dove si prende il nutrimento nostro via via. Si sceglie secondo criteri radicali: si hanno ‘ste radici mobili. Si incede. Tu incisiva coi tuoi precisi punti di ricezione che il corpo parla e ascolta in aree ben diverse, proclami. Me, non sto a dirlo, accusativo. Deposto ai tuoi piedi che non ho tempo per prendermela con nessuno essendo soggetto alle inclinazioni stagionali dell’asse terrestre rispetto al sole. Misuro la differenza tra la fisica astrologica e la chimica stratosferica che ti rigenera ogni risveglio. Siamo nativi. Nient’altro. L’alterità è declinazione. Lo spazio è un’area di tante variabili di disponibilità. Le parole il campo di gioco. La gravità non c’entra nelle attrazioni amorose. Però la mela caduta sul terreno ci fece sbattere la testa per raccoglierla. Non ricordo se sulle tue mani o sulle mie stava quando sferrammo il nostro primo morso. Dopo, è ovvio, non c’era altra scelta. Siamo andati alle radici del nero.
Tutto questo scrivere è un eco. Per chi ha moti ripetuti di pazienza e, dell’attesa, conosce l’impetuosa fermezza.
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https://www.youtube.com/watch?v=sWZvWouNDDU
Radici mobili/ Ancora prima del tempo/ Madre Terra/ Un tutto al singolare/ La Memoria Umana/ Spazi liberi, ribelli/ La pietra è se stessa/ Minima, in un angolo/ Movimento, ritmo, battuta sonora/ La danza del Sole/ Un componimento ecoico/
«Che fai tu, Eco, mentre io ti chiamo? Amo.
Ami tu duo oppur un solo? Un solo.
Ed io te sola, e non altri, amo. Altri amo».
(Poliziano)