le ferite di Cupìdo

26 Maggio 2019 Lascia il tuo commento

Ho preferito tenere al suo posto la tazzina del caffè oggi. Sottomessa la bella ragazza. Letteralmente.

Così nuda è elemento architettonico di grande forza evocativa. Il corpo del colore è in quel cielo di schiuma bruno chiaro. Fonte di ispirazioni.

Così scrivo ogni volta. Male, chè scrittore non posso essere. Scrivo i profondi turbamenti. Le assenze di genialità.

La mia dipendenza. Sono obbligato a descrivere quello che succede. Cioè le conseguenze di ripetute incursioni del mio corpo fisico nello spazio di strade librerie e supermercati.

Le variazioni futili degli ingombri che una persona qualsiasi, contro ogni sua volontà, immancabilmente provoca.

Descrivo l’aria che non è mai uguale e le conseguenze che le temperature causano ai miei stati di coscienza.

Gli stati di coscienza che continuamente cambiano io li definisco tutti insieme l’anima mia.

Scrivo coscienziosamente, ogni giorno che dio mette in terra, la meteorologia di uno che non ha la tecnica a propria difesa.

Anzi: io scortico una piccola crosta di dolorosa consapevolezza con la spina di una rosa.

Lo stilo di uno scriba. Il coltello di un armigero. In guerra per stradine contro eserciti vegetali: grano e soprattutto aviazione di pollini.

Per campi e spiagge. Falso romantico. A sanguinare in proprio. A commiserarmi.

O a godermi il prevedibile dispetto?

“Un cupido che vorrebbe impietosire con una sofferenza autoinflitta.”

Non mi si imputi in ogni caso una volontà letteraria. Né una così misera autoriduzione. L’ho detto.

È che non sono scrittore.

È che oggi si è fatto freddo.

È che lei manca…


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radici e sorgenti
il piacere come soluzione transitoria

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