la sedia dell’olandese
(ogni ordine è una preghiera certi ordini sono suppliche altri sgangherati cancelli cigolanti d’un lager di sogni morti altri promesse altri ancora implorazioni solo pochi un comando e più sono gridati più nascono da un terrore pari a quello che suscitano…. ma scendendo di tono e sussurrati svolgono il tema del tempo e del desiderio)
ʻsieditiʼ disse io mi sedetti al cospetto di quanto era già nella sua mente e nella sua mente il pensiero vivo seppure a me sconosciuto era già il dopo
il futuro dell’amore è l’altro che ci sta di fronte e così l’amore è quello che l’altro si aspetta da noi e quello che l’altro si aspetta da noi siamo noi nell’aria tersa del suo desiderio
desiderio è il pensiero coraggioso di un dopo possibile che fonda la cittadella di domani con pietre chiare tutte diverse
l’amore è un comando una preghiera una supplica che viene da un tempo anteriore che potrebbe anche essere
e siccome richiede la pazienza splendente di mille attimi al cospetto del desiderio l’amore ha una assoluta competenza rispetto alla fondazione del tempo
e la pazienza splendente è concepibile come realtà di opposizione al giudizio
e la realtà di opposizione al giudizio deriva come conseguenza dal restare mille volte al cospetto di lei
nell’aria tersa della distanza che ci regala e ci sottrae l’altro innamorato che amiamo si svolge la contrattazione disinteressata di una dialettica irrazionale
alla fine della quale non risiede una ulteriore definizione d’amore ma la caparbietà dell’azione del prendere residenza in un tempo nuovo
è una mano umida di lacrime prendere residenza nel tempo nuovo
è il saluto di una mano imbiancata dal lavoro che accetta il regalo scabroso del dopo il cui fondarsi sta negli attimi del desiderio
è l’addio di una mano che ha finito il proprio compito a chiamare il nostro nome dalla città (della) di pietre chiare dove il desiderio ci aveva spinto armi e bagagli e la vita intera
ero certo che il compito della mano non doveva essere stato soltanto di distruggere o costruire ma anche quello di serrare con movimenti capaci tutti quanti i lucchetti della disillusione
le parole nella mente le une addosso alle altre svolgevano il loro compito
mani di sconosciuti spingevano uno che dovevo essere io in bilico tra due valige traboccanti di sicurezze
uno spaventapasseri di città che non sa più incutere timore neanche per fortuna a se stesso
le mie camice più belle un poco strapazzate da una frettolosa allegria mi appaiono come le ore di libertà di un clown distratto
ho un clown nella valigia in questo tempo un clown che si addormenta e al risveglio dice “…. volto di donna… “
dice che non è un volto di donna non vi illudete dice ʻ…non è volto di donna è il mio nome…ʼ e non dice il suo nome
per conto mio mi sono messo a sognare quella sua convinzione
e così notte dopo notte sogno la testardaggine del clown che il volto di donna ricordato al risveglio sia il suo nome
mi sono trovato mille volte al cospetto dell’altrui desiderio mille volte innamorato di chi mi amava restavo in silenzio al cospetto del dopo
scoprendo che al dopo si arriva attraverso l’aria tersa di una differenza irriducibile
al dopo ci spinge – armi bagagli e la nostra intera vita – il desiderio altrui
problematico era sempre il restare sul confine del tempo inaugurato dal desiderio forse avrò realizzato inconsciamente la convinzione testarda di un clown distratto
forse sognavo il volto di donna ma ricordavo solo di aver sognato il mio nome e non mi prese mai l’amore per la ʻfiguraʼ
rimasero possibilità indefinite perché l’assenza della figura lasciava libera l’immagine del movimento dinoccolato di un pagliaccio colto nelle sue ore di libertà
in questa libertà che non è riposo una figura un volto e una diversa bellezza tracciano un limite alla paura