la notte
Ti dissi che Vivaldi era chiamato il prete Rosso, e che comunque la sua musica era quasi dissoluta e di certo mai casta. Tu ridevi dicendo quante cose non sapevi e intanto ti preparavi a uscire e io scoprivo in quegli occasionali scambi di notizie ininfluenti, che l’amore è una cosa, ma che, per noi in quegli incisi era nascosta una passione curiosa di tutto. Ogni momento tra noi risultava, non appena lo desiderassimo, quello buono. Era sempre il momento: e capacità di restare immersi nel tempo senza errori non è da tutti.
Era inverno tiepido. Uno strano Natale. Giorni di inquietudini. Nei quali pareva, ogni volta, di prendere decisioni definitive. Anche se erano semplicemente rapidi distacchi, dietrofront, e incamminarsi differenti, in verità erano fondazioni del tempo. Noi avemmo tra le nostre mani, ogni momento, la chiave del tempo. Il tempo conteneva altro tempo proprio nelle promesse di rivederci. Perché per noi ‘dopo’ significava ‘sempre’.
Era passione ogni nostro saluto che assicurava che presto ci sarebbero stati altri incisi e curiosità e notizie con il resto. Quel legame esclusivo, incredulo, caparbio svelava la determinazione alla conquista di ulteriori libertà.