la barca sul divano
La barca pescatrice(*) mi porta discosto dalle certezze della piattaforma continentale. Sicché più che altro vedrai da oggi nei miei occhi il riflesso dello sprofondo oceanico.
Le tue carezze sono buio generativo, risacca e dichiarazioni di pace e dopo io mi chiedo chi sa vedere nei propri incontri d’amore l’iride della terra e il segreto del pianeta.
Chi sa decifrare l’alfabeto negli alterni bagliori di guardare dove dicono che non c’è niente. “Non c’è niente” dicono. E lo ripetono: con disprezzo e distrazione e noncuranza.
Nel sentirli ogni volta io sovrappongo, per esempio, una barca un divano e una vernice(*).
Come se l’incoerenza delle figure mi consolasse che ancora per un poco resta valida la possibilità dell’impossibile.
(*) vedi l’immagine nel post precedente.