intendere senza volere

19 Dicembre 2018 Lascia il tuo commento

Spostare la piccola pila di libri con il piede. Sedersi. Sono azioni minime ma irreversibili. 

Così io capisco il valore dell’idea di ‘compromettersi’ col mondo intero. 

“Per il lavoro aumenta l’entropia” dicono i fisici. Dicono che aumenta il disordine. 

Ma io ho messo le cose a posto. Ho messo, compromettendomi con uno spreco di calore, ordine nella stanza. 

Con il lavoro di un movimento accurato ho riprodotto, nella stanza silenziosissima dove sto sempre solo, la figura della mia anima tremula. 

Il tempo ha sussultato alla spinta del piede che faceva scivolare i volumi da un posto ad un altro del pavimento. 

Api neuronali sul prato cerebrale attuavano misurazioni corrispondenti alla delicatezza del movimento muscolare adatto a muovere, di un tratto indispensabile, la piramide di editoria mista. 

Intuisco che sempre, quando spostiamo un oggetto, è il mondo intero, in un sussulto, che trasmigra con noi, piccole navi, da qua a là. 

Insetti di per loro inermi percorrono con incessante intelligenza di sciame -che definiamo ‘pensiero umano’- archi sinaptici intrecciati tra differenti aree di competenza disperse in apparente omogeneità biologica.

Il pensiero che si svela dietro i movimenti che imprimiamo al mondo ha la forza sintetica della nostra capacità di intendere. 

E alla fine io posso sedermi comodo: senza aver fatto cadere, mentre escludevo ogni ostacolo alla mia vista e al cammino, neanche uno dei volumetti da leggere o rileggere.

La vita si compone di questo tipo di differenti piccoli gesti. La misura dei quali deriva da intendimenti involontari. Tali intendimenti essendo, ciascuno, una somma infinitamente variabile (nel valore) e irripetibile (nella computazione). 

Solo nel tempo si matura, oppure no, la competenza al movimento del corpo nello spazio per ordinare gli oggetti e fare la bellezza della nostra stanza. 

Intelletto è intendimento, intendersi di geometrie. Sapere qual’è il rapporto aureo tra misure di volume e superficie che regoli la disposizione da proporci tra varie forme di vita attorno a noi. 

Cosi ri-tracciamo la rete di una vicenda personale che -senza la accorta e non casuale disposizione delle cose che ci portiamo- resterebbe disgraziatamente invisibile.  

Sapere è segnalarti che ti amo: disponendo vettovaglie per la cena, arredando le pagine il pomeriggio, profumandomi l’alito al risveglio. E non perdendo mai più le ore dei giorni: ora che il mio giorno è bello ma è un giorno d’inverno. 

Così stamani. Vivendo distratto. Traversando i miei bar. Tra un caffè e il successivo. Pensare te è raccontarti che s’alza dal nulla la voce. E l’aereo decolla dal cuore fino a noi

Chi intende non ha nulla più da volere. Chi ancora suo malgrado vuole è per non avere, in tempo utile, inteso. 


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