il gruppo dei compagni
il dolore è la sensibilità del corpo leso che non vuole morire
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ultima risorsa dove il corpo va a cacciarsi buttata via la speranza e la voglia di parlare urlare spiegare chiedere fuggire e agitarsi
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una volta che si è sbarazzato dell’idea di un qualsiasi movimento e dell’ipotesi dell’altro poiché tutti si sono inabissati nella gravità inusuale della lesione
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da fuori si vede solo sonno e un lieve tremore ma si tratta di uno che è chiuso dentro l’illusione di una risoluzione invece è inferno di una incomprensione
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le cellule strappate via dalle sorelle dalle lame affilate di qualche sventurata coincidenza sprizzano all’aria il sangue
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gli schizzi raccontano il disordine che ha preso la realtà
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il palmo della mano immerso sull’arteria esprime lo stupore di ciò che è successo non si sa come
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il rosso è la vita accesa che brucia intera e potrebbe subito spegnersi e bisogna ascoltarla attentamente
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intanto che la persona colpita cade a terra priva di sensi perché tanto la coscienza non è adatta a tenere a mente la frattura esperenziale
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la mano premeva la bocca del vulcano e impediva l’irreversibile affogata nel sangue lottava contro la natura eccedente della biologia sfrenata
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è come quando ero impazzito d’amore per la fiducia ingenua che l’invidia non ci sarebbe stata quella volta
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al risveglio le tue mani trai capelli ne riordinavano la trama
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rimettendo in ordine il filo della successione
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ma non ricordo niente del peggio: quello lo sai tu
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questo è essere compagni
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