gravità sostenibile delle promesse
sempre t’amerò
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la voce premette come stanno le cose al momento e si pone al centro
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l’inizio è un punto che sta, contemporaneamente, su un segmento sul piano e nello spazio tridimensionale
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la voce che pronuncia la proposizione andrà diffusa in cielo
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sarà suono improvvisamente millenario, così com’è, senza l’organizzazione ordinata dell’enunciato
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sono foglie acustiche di magnolia con duplice superficie brillante e opaca al vento i due seni dell’onda vocale oscillante dilatata e lontana che scivola tra le arcate celesti
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l’universo agitato dal suono copia l’anatomia laringea che pronuncia di nuovo quanto appena ascoltato
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il buio cosmico si piega nella forma di ogni parola detta
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sempre ti amerò è un filo dolce di lana ritorta che si insinua in cielo assai profondamente finché resta impigliata sulle punte rugose di certe stelle che avvince nella geometria d’una costellazione
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è così, con il dare nome e forma agli ammassi siderali, che l’amore, rarefatto in voce, butta all’aria il giudizio e non ci fa avvertire, al momento, la gravità delle promesse
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