essere nati

6 Gennaio 2020 1 Commento

In questo amore c’è una dismisura. Non so se per gli altri è così. Non importa se la differenza sia reale o no. Per umani motivi non si può amare una persona se non sentendola diversa da tutte, preziosa.

Prima o poi ‘ti amo’ arriva. Per esprimere simultaneamente tutte le sensazioni che quella unicità ci suscita e che sono potenti e insieme fragili se non le si proclama in qualche modo. Fragile è l’amore perché è quello che solo io sento.

Io dovevo uscire da quella dismisura scrivendo della impossibilità a scrivere. L’amore mi sovrastava. E dovevo fare qualcosa.

Il mio scrivere d’amore racconta la tragedia. L’irrimediabile: perché era già avvenuto nel momento del suo inizio. Qualcosa mi aveva preso che c’era già in me e si legava ad un viso e un tempo e un luogo. 

Ho scritto fino a qui quanto si poteva tenere decentemente insieme tra una drammatica consapevolezza di tutto quanto già successo (lei!) e una forma verbale che non è mai stata una narrazione.

Non ho mai saputo colmare la differenza. Mai sarebbe possibile. Per questo scrivevo, pochi giorni fa, per sempre.

La dismisura non è una storia. È una nascita. Dura per tutta la vita cui da origine. Lei è stata la nascita. Fino a che lei vivrà in me come chi sa partecipare a quanto emerge di me nella scrittura, fino a che in me esisterà una lei che è destinataria di quella nascita durerà la scrittura.

Se questa lei scomparirà la dismisura resterà  ma si sarà invertita e la nascita non diventerà  morte ma dolore. La nascita si esprime nella nostra vita anche come dolore innegabile.

Potrò sentirmi bello per lei soltanto nella sua comprensione di me. E scriverò per colmare il divario stabilendo il valore del legame. Il dolore sarà lo smarrimento del valore di una bellezza che resterà esistente ma di cui non varrà più parlare.

Se dovessi smettere di scrivere il dolore sarà diventato l’unica arte a disposizione. Che avrà arrestata ogni parola e mi renderà a me stesso nel silenzio della mia stanza di resistenza.

All’amore non si rinuncia mai. Anche e proprio perché esso resta, paradossalmente, l’unica certezza di essere quando si resta senza testimonianza.

Allora, lontano da tutti, in silenzio e immobilità, si torna a nascere. Che è essere e pensare prima della conferma dell’altro. Come se l’altro non ci fosse. Come se ancora non fosse tornato.


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donne che amano (troppo?)

1 commento

  • C says:

    Fino in fondo fino all’ultima parola, con lei delle tue parole, lei nelle mie ora, lei fra le mani, questo amore di nascita, lo sciabordio delle onde ferme a riva e l’incedere lento in cui si sciolgono neve e ghiaccio e dolore. All’amore no non si rinuncia mai

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