dal nostro inviato sul fronte della battaglia (1)
La vita è un esercito in marcia. Tu occupavi le retrovie. Esploravi con sguardi gelosi quell’insediamento che ti eri scelta. Imperavi sui cani famelici.
Tu:
“La passività è un potere. Io mi faccio oggetto. Non di più.”
Io:
“C’è un male che è soltanto male. Che non ha niente di buono. C’è un male senza scuse. Non vale la dialettica in quei casi. Perché giustifica. Il potere della passività non è bene. Non somiglia nemmeno lontanamente alla passione.”
È quello che penso avrei voluto dirti. Ma ero assai indietro con la chiarezza. Era il tempo in cui ero appena arrivato da te. Ed essendo stato fino ad allora senza di te, capirai che molto era ancora confuso in mente.
Nella foresta intatta (perché la scure di un fuoco basso e stento non aveva abbattuto gli alberi) siamo sopravvissuti tra la popolazione di serpi nostre alleate. Sorrisi ai polsi. Silenzio alle caviglie.
“Il legame non è passività.”
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