balene

4 Settembre 2011 Lascia il tuo commento

blow up

balene

Dunque poi nella ricreazione di un nome comparivi volto corpo e desiderio di noi. Se posso ancora azzardare. Tutto nel silenzio del pensiero che essendo -come risulta alla ricerca- tempo privo di qualsiai estensione, ci lascia allibiti che si possa parlare di corpo e desiderio che dovrebbero riuscire senza significato in assenza di spazio.

Comunque le cose stanno così: una volta che sei diventata immagine sei diventata anche tempo e posso dire di te, sognarti, esporre questa miracolosa idea allo stile di antichità della scrittura d’amore: così tutti ora si inginocchiano sul marmo consunto degli scalini scavati dalle suole dei devoti.

Il pensiero si evidenzierà di nuovo al meglio nella liturgia dei metodi della ricerca. La conta – delle donne e i ragazzi sulle scale al forno alle fonti e dei penitenti dovunque – provocherà di nuovo i confronti tra quanto ha una linea di figura, insomma un confine, e tutto quello che precede le parole che ha la mancanza di finitezza del segno.

Si ricreerà una forma di relazione che per non finire si abbraccia all’albero e confonde nelle onde i corpi umani e studieremo il pensiero matematico che aveva creato il simbolo dell’infinito quando fu stanco di contare e studieremo la sua differenza  dal marmo scolpito che si consuma -invece- mostrando che l’infinito non esiste se non come evidenza dell’usura appassionata.

Vedrò allinearsi sulle scale le donne -a perdita d’occhio. Dirò a me stesso “… ecco finalmente lo spreco della bellezza inesauribile…” Mi verranno in mente le file alla fonte, al banco del pane e del gelato, alla linea curva del letto dei principi e -poi- di conseguenza – per gli odi tribali che non mancarono mai – alla lapidazione.

Non ci si tirerà indietro -la maggior parte- e a dire il vero la povertà non disprezzata, la pelle distesa attorno agli occhi, sorridere, la vallata delle passeggiate, tutti i pretesti buoni per uscire di casa, la fascinazione con quasi niente, la menta nel giardino, lo zucchero di canna che regalava dolci chili di troppo saranno facce dell’edificio che siamo.

Quello che siamo per adesso si può arguire osservandoci sorpresi in una istantanea che mostra come stavamo reciprocamente disposti: in cerchio, tenendoci stretti per le mani, davanti alla spiaggia. A proteggere i ragazzini dal freddo, a cantare canzoni delle giostre, tra i semidei, alla luce delle balene fosforescenti, accorse davanti al grattacielo della baia, ad arenarsi, per un amore estremo.

Noi sappiamo progettare. Questo è. E’ per via della vitalità.


besame mucho
settembre 2011

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