alberi e fisarmoniche

31 Ottobre 2024 Lascia il tuo commento

Nella testa, alla fine di tutto, e come sintesi odierna di quello che siamo noi, resta un viaggio lontano nel tempo tra una nazione di alberi dei quali stasera pronunci i nomi in rosario.

 

Le tue dita mi camminano addosso. Tra un nome e l’altro percorriamo radure mute estese per il tempo necessario a ricordare.

 

“C’erano abeti.

 

Aceri e betulle.

 

Castagni.

 

E faggi.

 

Frassini e ippocastani.

 

Larici e gelsi.

 

Rari meli selvatici.

 

E noci.

 

Olmi ed ontani.

 

E arbusti di rabarbaro.

 

E sorbi.

 

E enormi querce.

 

(…a dire il vero c’erano a non finire!)

 

Ai margini, prima di uscire, i salici.

 

Salici dell’addio. 

 

Gli altri li ho chiari in testa senza nome. Li nomino lo stesso. Li tengo in adozione. Per pareggiare i conti dell’area boschiva e per la precisione del bilancio dell’amore di allora ancora in gioco.

 

L’amore è comunque carità anticipata verso creature dapprima sconosciute.”

 

Poi torna la memoria di allora perché semini il bosco con le mani della voce sul mio torace sotto le tue dita.

 

Mi aquieto rassicurato di non aver dimenticare niente, di noi.

 

E viene da sé l’azione involontaria di un sospiro di soddisfazione che tira dentro me tutta l’aria della stanza e la svuota.

 

Il sangue arricchito dà alla testa e il pensiero, ricondotto al frusciare metabolico di questa massiva ossidazione, è polvere incolore: e cielo.

 

Ogni sentimento prevalente è uno sperpero entropico mica tanto definibile ai suoi confini. 

 

Per cui soprattutto l’amore, nel suo caratteristico ardimento, ha una grande capacità di imprevista diffusione.

 

Il soggetto innamorato, se lo osservi bene, ha un guardare vago ricco di adorazioni aspecifiche: non esclusivamente riservate al proprio oggetto.

 

La biologia alla base del pensiero è, del resto, neutrale. Così la passione o l’emozione, subito intorno al loro focus, sono ricche di indeterminati appetiti e voraci tentazioni.

 

L’amore porta al disinteresse verso i particolari.

 

Le tue dita mi hanno distratto mentre la tua voce riallineava il tempo parallelamente all’elenco floreale d’un albero dopo l’altro.

 

Mentre li nominavi si rigeneravano e in questo modo si è compiuta la ricostruzione di un bosco.

 

La fisarmonica di madreperla saldamente assicurata al tuo seno da due strisce di pelle che ti traversano le spalle, sono io.

 

Sono privo di volontà: tanto ci sei tu a tenermi in vita col tuo bell’elenco di alberi e ombrose radure di silenzio.

 

L’amore allevia il morire poco alla volta che è la vita e concede distrazioni come amuleti amici intenti a contrastare l’odio e la malattia.

 

(in questo tempo depredato di ogni grazia)

.


Gaza
canzone d’amore e passione

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