trentaquattro anni

3 Ottobre 2019 Lascia il tuo commento

Negli spazi chiari di carta tra le parole l’intelligenza evidenzia luccichìi. Tutto lo spazio tra il volto e il foglio è riempito dallo sfolgorìo del silenzio e quell’energia di candida trasparenza è pensiero.

Evidente alla fantasia l’assenza di disturbi nel campo visivo si riproduce come funzione che (non) accresce di niente la massa cerebrale. La creazione impone all’opera degli esseri umani l’impronta negativa di quel niente. L’azione materiale della prassi obbedisce all’invisibile del pensiero che è niente perché non corrisponde ad un aumento di sostanza fisica.

Così l’artista impone il proprio pensiero di fantasia alle forme del proprio agire. Ma non è prassi di lavoro. Egli non (ri)produce l’oggetto. Nel fare un’opera pone nel mondo il candore della propria sbadata prepotenza come trasformazione di un movimento originario in forma di quanto non c’era mai stato.

L’umanità non era bella prima che gli occhi lungimiranti degli artisti, che allagano il mondo con lo sguardo delle loro creazioni, si fossero assunti l’obbligo di farsi implacabili pretese di ulteriori meraviglie.

E ogni volta veniamo guardati dalla bellezza che altri hanno fatto per la nostra disperazione. E dobbiamo far pace con quello che quegli sguardi ci rivelano delle nostre insufficienze.

Guardo il quadro che ho messo nella stanza. Mi dico che le ombre accuratamente scavate via dal nulla, sulle quali le linee nette e delicate impongono oramai per sempre la legge della bellezza, sono ‘pensiero’. Sono pensiero gli spazi riempiti di pazienza.

Per una proiezione di professionista psicologo ho visto il quadro come trentaquattro anni di psicoterapia di gruppo. Quando dissi domani cominciamo e niente fu più uguale. Non fu una scelta. Fu l’inizio di una storia. Il capolavoro comincia alla sua conclusione. Liberato dall’abbraccio. In giro. Fuori.

Ora suppongo che la mia natura era di sapere già tutti questi anni. Solo in questo dovevo avere un poco dell’anima degli artisti. Con quel residuo di sensibilità estetica ho preteso di togliere ogni figura  davanti ai miei occhi. E ricominciare.


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un dio impreparato
antropologia fuori fuoco

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