parole in corsivo e tuniche vegetali
caro mi ê il tuo affetto regalato senza ricerca di guadagno se non di farmi felice
sono questi il sapore di latte e il profumo di caffè che sciogliendosi dal naso e dal palato nelle navate della cattedrale cerebrale fanno, del pensiero, preghiera e, della memoria senza figure, incensi
dopo, il tacere è andare fuori ché la funzione è finita, e pensare non si sa, e dire è amorevole insensatezza di mugolii e vibranti assensi: segni paleolitici di adeguamento al futuro
come uno che volesse esprimere, sulle pareti, il sentimento di un non si può sapere, di un mai prima si sa, di un non si sa mai
scavavi nella roccia l’abside dove precisamente il tuo amore si sarebbe accucciato in un giaciglio verticale: come un astronauta nelle ogive di carbonio progettate da un sarto mani di forbice
oggi il mio volgermi a te riposa nella forma perduta di covoni di fieno d’oro maturo affastellati sparsi nei campi, attorno ai quali il sogno sfarinato non si ritrova
ma al risveglio io ho sempre salvata tutta la tentazione di rischiare il niente in tutto quanto ti ho scritto
per adesso aggiungo che, dopo noi, tutte le ore avvenire sono di già tuniche vegetali deposte a terra da una anonima graziosa presenza.