Louvre
in coda al museo stavano ordinati persino i ragazzini ti dico e io pensavo che era per non sciupare la perfezione della S della fila
si diranno (m’immaginavo)
basterebbe una sola corsa attraverso alla piazza a fare a pezzi il serpente così bello grigio e nero che striscia come un sonnambulo sulle grandi pietre della piazza
a distanza di decenni ricostruisco gli eventi di quell’autunno
il sole dorato più di cento soprabiti neri eleganti dei visitatori la bottiglia di vino costoso che mi cade di mano ed esplode a terra e versa sangue il sangue delle barricate sul selciato
ero al Louvre con te
o forse me lo sono soltanto immaginato
perché certe volte la serpe della memoria tiene accanto i noidue ancora possibili prima di scivolare via come fosse l’ultima volta
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