la passione per il tuo nome

22 Gennaio 2017 Lascia il tuo commento

Ho sentito la tua voce nel sogno. Il sogno col volto di te che dice il mio nome sono io non tu. Gli altri vivono in noi di fatto. Hanno una loro esistenza indipendente certo, ma la loro verità e la loro realtà sono nella corrispondenza col nostro pensiero di loro. Consentire con una serie di accurate conferme d’amore la loro presenza è il nostro compito. Ama il prossimo tuo proprio perché è una tua realtà di pensiero. Una funzione mentale ineludibile.

Tu. L’amore per te. Il pensiero di te lontana. Le attese. Il significato e l’intelligenza stanno serrati dentro la fibra dei legami.

Pronunciavi il mio nome in un soffio e non chiamavi me in uno spazio fisico esterno piuttosto chiamavi me in te. Evocavi e invocavi.

Stava, nella tua voce dentro il mio pensiero notturno, l’impegno a non dimenticare. La sottile linea d’aria che veniva da te in realtà succhiava in te la luce del mondo per illuminare la figura di una persona amata che si formava via via che il suono ripetuto del mio nome traversava il buio del tempo dimenticato e toccava il granello solare, l’attimo di uno sguardo, la infinitesima frazione diurna di un giorno d’estate del secolo passato quando io ti vidi per la prima volta.

Dico quando io ti vidi perché il tuo volto che pronunciava il mio nome nel sogno è in verità il pensiero mio corrispondente al ricordo della formazione in me della tua immagine avvenuta in quel momento che ora ritorna.

Starei per dire che ogni volta che ti guardo nella mia mente non prevale mai la sensazione visiva della tua figura, quanto l’immediata associazione ad essa del tuo nome che silenziosamente le si affianca e si riversa in lei e la anima conferendole vita e movimento.

Di tutto ciò tu non sai. Non sai delle vicende sulla natura del pensiero. Della ricerca continua delle parole per descrivere l’anatomia del legame. Dell’inutile bellezza di vivere nello spazio di una differenza. Di tutto quello che giustifica la mia passione per il suono della parola ‘deserti’. 

Tu resti suono. Poi nel sogno mi chiami. E quando avviene quel sogno so di essere io che dico che ti amo nonostante gli anni trascorsi perché un filo di voce traversa il buio del tempo dimenticato per toccarti come allora nella ricreazione di un grano di luce.

Sono una scienza e una conoscenza inconsapevoli a tenere vivo il discorso amoroso con la forza di una evocazione più che gli accordi coniugali che risulterebbero improponibili nei modi entro i quali comunemente si vorrebbero irrigidire.


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