il doloroso divorzio d’un fisico teorico.
La mia separazione è stata esclusivamente dolore. Ho affisso il cartello “vietato entrare”. Ho disperato di tutto. L’aria è diventata irrespirabile. Ma siccome niente è assoluto allora niente finisce. Tanto meno l’impercettibile variare di distanze tra i binari di una strada ferrata che è l’amore che si spinge oltre te fino a qui.
Continua di noi nella mia mente la condivisione -della necessaria esattezza dei modelli -della sottomissione docile agli obblighi del sapere (per saper ‘come fare’ ciò che si deve) -della modesta certezza che l’ideale è al più al più un auspicio -della allegria quando ti facevi carico dell’ardore e della fregola del mio mestiere di fisico e mi tiravi a te suggerendomi che l’attualità del sesso è una medicina contro le tentazioni dell’atemporalità.
Niente finisce. Sulle rotaie viaggia il dolore che mi mette in croce. La matematica fornisce la cifra della perdita. Un numero si genera nello spazio residuo tra il pensiero e l’assenza.