eccomi alle indecifrabili altrui attese

6 Giugno 2019 Lascia il tuo commento

Il “Va’ pensiero” del Nabucco è un valzer!

Nel pieno della tragedia! Questo popolo errante, questo coro sonante di esclusi fuggitivi, questa stirpe di schiavi da premio nobel, questi meravigliosi naufraghi-per-sempre nel mare dei destini biblici di metà della popolazione mondiale, questi che traboccano della nobiltà degli ultimi, questi irraggiungibili dal normale dolore a causa della loro tragica compassionevole sorte… li ho visti che volteggiavano avvinti due a due sulla pianura e la tragedia era sparita perché il valzer ha spazzato via le più nobili intenzioni e le più giustificate ragioni di una differenza che è stirpe e incoronazione divina.

Ecco che improvvisamente l’amore tragico ha sorriso. Un applauso generale ha sostituito il rischio della risata e si è potuto piangere di felicità anche se eravamo addirittura allegri e forse questo è irrisorio in faccia al testo di una precedente impietosa previdenza che aveva assegnato ben altra musica al passaggio dei corifei.

Ma oggi sono tutte stranezze. “Tutto è possibile!” s’era pensato senza imbarazzo filosofico solo ieri sera.

“Sono tuo. Senza riserve. Davvero.” Io sul palco dell’alba. Poi queste gambe incerte. Questi occhi nuovi. Questa allegria insolente. Come fossi scaraventato dall’amore senza difesa di fronte al carro armato di TienAnMen.

Ma oramai non so che fissare lo sguardo sulla materia che sviluppa il pensiero. Assaporo la schiuma di soia fredda che salva tutti dalla morte per fame.

“Sia quel che deve essere.”

Cosi invaghito volteggio con gli schiavi della tradizionale biblica tragica carovana di esilio yiddish.

Questo modo soggettivo di pensare a traverso. Non arrivare al dunque.

Perché ho sempre preteso di muovermi tra palazzi di passioni? Bagnarmi nella fontana dove le dee fanno abluzioni indecenti? Infantilismo. Certo. 

Giusto per mantenere un fascino non del tutto da buttare è questo stile dolce vita che tiene il livello dei pensieri accollati come maglioni da attor giovane da bar d’angolo.

Questa massoneria del tutto privata che vorrei che fossimo per statuto d’amore. Eccomi. Eccomi. All’assenza di attese.

Alla cattedra vuota. Che non riempirò mai. Perchè ora non ho più il tempo di mostrare.

Eccomi. Senza pensare. Dalla tragedia di una marcia disperata alla borghese e certo non ancora risolutiva modalità di dividere il punto in tre quarti e il mondo del pensiero in tre movimenti. Non essere-Essere a/traverso un quarto interno al ritmo. Quella trasformazione che non ha statuto.


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