avrai figli di infinita bellezza

15 Settembre 2012 Lascia il tuo commento

la scarsa educazione musicale

C’è vento adesso. Bisogna tener conto dei capelli che volano qua e là facendomi carezze sulle tempie e accanto agli occhi. Il pensiero è distratto da tutto questo e dal vocìo della piccola folla di mamme  davanti alla scuola. Fastidiose. Non è il suono continuo bitonale delle cicale in pineta. Non è l’alternanza che, seppure priva di sviluppo melodico, chiacchiera come la pioggerellina, come la fontana aritmica che rimbalza. Non c’è ombra di passione puntigliosa, di pretese precise, non c’è volontà personale e neanche richiesta perentoria. Non c’è una linea sociale o un segmento di civiltà che chiede. Tutto quello che potrebbe esserci nelle parole scambiate tra esseri umani in questo brusio manca. È un suono polifonico sguaiato. È un tracciato indifferenziato. Si sorridono allegri che non ci sarà per adesso alcuna una speranza di accordo. Ma forse sono le carezze dei capelli mossi dal vento a fare la differenza.

La scarsa educazione musicale -da cui queste vecchie ragazze sono affette- impedisce la felicità di pensare domani. È tutto un adesso dissestato su scarpe sbagliate. Queste vecchie donne infatti oscillano dal soffitto della strada su incerti tacchi. Per creare una società più armonica è necessario ridurre la socievolezza. Tutti dovrebbero essere assai meno disponibili. Sono la precisione e la severità che tengono insieme.

Qui invece c’è questa marea schiumosa di voci insensate. Per fortuna c’è anche questo vento che muove i capelli accarezzando le tempie. Ricreo nella mente il verso riposante ripetitivo delle cicale per sostenere questa attesa stagnante. Quando sei arrivata non ci siamo detti quasi nulla perché non volevamo squarciare la superficie del pantano. L’estensione delle cose immaginate copre le foreste della terra escludendo alternative. Siamo poverissimi ma leggeri. Voliamo tra la coperta umida del respiro degli alberi e l’aria rarefatta della terrazza di stelle. Ci stiamo abituando alle celle poetiche in cui siamo stati relegati avendo scoperto che l’origine materiale nostra e la fisica della fisiologia cerebrale, insieme, ci rendono imprecisi nell’iniziativa. Rapidi per approssimazioni amorose. Decisi, determinati, nell’incertezza trasparente dello sguardo umido di commozione. E torbido come quello di un ladro nei vicoli: il desiderio, sai.

Oggi ti ho registrato un disco. Si chiama Arte Dell’Ascolto ed è una fusione di rumori naturali e di creazioni musicali. Alcuni frammenti di brani li ho duplicati e ridotti e sovrapposti ad altri più lunghi. È un effetto che alle cicale si ispira. È l’amore nascente per la musica innaturale, creata dalla alterazione della musica in prima versione. Niente di nuovo: solo l’egoismo soggettivo introdotto nelle forme codificate anticamente. È solo per te e me. E la limitatezza di tale ‘ambizione’ riduce l’arroganza del progetto: essa risulta tanto modesta da variare il giudizio sulla composizione dei brani, in valutazione di una cosa ‘ridicola’. E poi il senso della sua ridicolaggine si muta in tenerezza.

È, il nuovo che non sapevo definire, questo trovare le parole esatte. Due, tre, non di più per avvicinarsi all’idea viva ancora priva di corrispondenza. L’intenzione di raccontare si ferma ad ogni ritrovamento, e non arriverò più alla conclusione. La nascita tiene la vita. Davanti una grande illimitatezza. Un campo di disseminate libertà. L’immaginazione non è prospettica. Il discorso si estende dovunque e l’ampiezza è intelligenza la cui qualità è l’acquietarsi.

avrai figli di infinita bellezza

Dunque tutta la musica incoerente. Tutta l’incoerente allegria che non tiene conto. Che non tiene di conto e di conti non sa farne per il suo analfabetismo e soprattutto la sua mancanza di malizia. Un grattare degli archi del violoncello è il suono insistente del pensiero. Camminare, cantare, contare, scorrere con lo sguardo sopra i campi tra casa e il mare. Oggi sono La Gioia Informale Sospesa. Io trascorro da pagina a pagina di libri differenti per evitare la continuità. Cos’ è stato che ha cambiato le mie predilezioni musicali? Cosicché poi sono cambiate le nostre reciproche disposizioni e addirittura la nostra postura. Una trasformazione fisica della materia che corrisponde alla perdita di un’abitudine. Sarà già irreversibile, mi chiedo, questo stato? I violoncelli si fanno vivi tutta la sera e mi permettono di stare vigile seguendo certe idee. I martelletti battono sulle stecche degli xilofoni. Una batteria incessante di xilofoni che mitraglia i bastioni: è l’asciuttezza. Gli archi si mantengono sufficientemente discosti di tono, quanto serve per escludere un accettazione acritica. Sempre volevo entrarti sotto la pelle e per sempre fermarmi li e li fermare la ricerca attiva e godere il vantaggio di essere te al confine del mondo. Sulla linea senza tempo del contatto immediato. Sono questo le parole: il fuoco continuamente acceso durante lo sfregare dei polpastrelli sulle cose che dura tutta la vita. Abbiamo perduto la possibilità un discorso sistematico noi. È per via di questa ipotesi. Pensare di essere continuamente posto tra te e le cose. Le sigarette il bordo del tavolo le matite il cucchiaio poi anche l’acqua cento volte al giorno. Avrai figli di infinita bellezza. Restando a lungo sotto la tua pelle – secondo il mio desiderio – posso dire che la bellezza è un idea non priva di estensione.


la pigra coscienza della realtà percepita
letture 4

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