alla mia tavola un angelo

13 Aprile 2011 Lascia il tuo commento

alla mia tavola un angelo

I pensieri come si formano possono scomparire andarsene senza lasciare traccia: evidentemente non prendono posto in alcun luogo. Sono disposizioni fisiche variabili della materia, che di per sé resta inalterabile al variare dei pensieri. Per questa complessità di azioni forze e funzioni uomini e donne sanno giocare giochi difficili, le cui regole non si rivelano mai definitivamente, e le cui etiche non potranno mai essere raggelate in un corpo dottrinario definitivo.

A volte sogno di te: è quando sto abbastanza bene, e il mondo interno mi sorride. Allora sogno di te, prendo il tuo viso tra le mani come una reliquia, con la passione estatica di una santità blasfema, e lo metto al centro del mio sguardo, e il mio sguardo è il mio sogno che ha una scenografia di sfondi sfocati oltre il tuo viso. Come dire che il resto non conta e il tuo volto è segno di qualcosa che sta andando bene tra tante altre difficili e complicate che stentano: e si vede che io riesco a tenerle distinte e lontane e a renderle trascurabili.

Anche noi giochiamo giochi difficili, le cui regole non siamo mai stati capaci di stabilire. Non tutte una volta per sempre voglio dire. Per via che, nell’amore, quello che prevale sono le cose del  mondo interno, le continue variazioni dello stato fisico della realtà biologica, e più specificamente le continue inarrestabili ed imprevedibili variazioni della fisiologia dei centri nervosi. Quelle variazioni sono i nostri pensieri, sono il soggetto stesso dei nostri pensieri e in conclusione – e per cominciare – quelle variazioni siamo proprio tu ed io (ed ogni altro essere umano): separatamente.

Tu ed io – separatamente – siamo i nostri pensieri. Ognuno è i suoi propri pensieri. E poi ci siamo ‘noi’ che siamo i pensieri che ognuno, misteriosamente, pensa a proposito dell’altro, e dell’altro con sé. E questo secondo mondo esistenziale creato nella mente, è quello che chiamiamo ‘noi’. Quel ‘noi’ non è capace di proprio pensare, non ha autonoma identità, bensì è una parola arcaica  di nuvole, di schiume, di polveri, di suoni originari che ci attraversano giorno e notte. Giorno dopo  giorno quel ‘noi’ attraversa il cielo instancabilmente, ed è allusione del pensiero ad una (falsa) pluralità agente.

Dovremmo aver ormai appurato che la vita mentale è una attività creatrice del tutto intransitiva, attività di una sostanza che genera il pensiero, e lo porta fino al punto, in cui quell’azione della variazione fisiologica della materia non riesce più a tenere le sue stesse tracce, fin dove le orme – allineate da lì alla loro stessa origine – sbiadiscono nel bagnasciuga della riva, assorbite da una linea d’onda trasparente. Fino a quando e fino al punto in cui la consapevolezza della  origine materiale del pensiero diventa poesia, e la superbia delle nostre certezza scientifiche si trasforma in smemorata bellezza.

Questo punto e questo momento, dove tu ed io finalmente siamo, non sembra più necessario alla coscienza. Somigliamo ad uno sparire ciascuno dal proprio orizzonte, e diventare, ciascuno nell’affetto dell’altro, il pensiero di ‘noi’. Come se adesso il pensiero fosse il tempo di una singolarità, qundo ogni essere umano, agli occhi degli altri, è  l’orizzonte degli eventi oltre il quale tutto precipita in una vaga irresponabile disponibilità d’amore. Ho sognato il tuo volto tra le mie mani, ed io che precipitavo nei tuoi occhi, e non tornava indietro più nessuna notizia della mia sorte, della immagine di me in te. Ho pensato che in te diventavo riposo, come una pietra sul fondo.

Là – nel sonno – ( però devo dire anche ‘qua’ e ‘adesso’ nel ricreare il sogno nella  attività della coscienza ) il pensiero si specchiava in un evento senza figure. L’attività psichica del sogno, iniziata come gesto intransitivo di amore per un altro essere umano, adesso, che è realtà di comprensione cosciente, è soggetto che, nel risveglio, pare allontanarsi dalla propria sorte di restare irrazionale poetico. Tu stamani sei volto di te in me, come io sono, in te, una pietra sul fondo. Nel risveglio di oggi il pensiero di noi si riposa. Gli occhi guardano verso un mattino quieto, un sommesso margine.

E’ il momento in cui bisogna fidarsi. A questo margine, una buona volta, ricominciare. Una volta per tutte, a questo margine sommesso ed inevitabile, cominciare a pensare davvero, angelo mio !


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